Cristo metafisico e filosofico

Guardare questo dipinto di Salvador Dalì, porta a mio giudizio l’osservatore allo stupore, alla sospensione del giudizio, alla meditazione. Se di primo acchito ciò che mi sembra emergere è una religiosità latente di Dalì, che talvolta si manifesta con impeto in questo pittore contraddittorio, certo, ma proprio per ciò decisamente interessante.

Il Cristo è sospeso sulla croce, volteggiante nell’aria rarefatta; il volto di Gesù, inoltre, non è visibile, non è immediatamente percepibile: la croce non è rivolta verso lo spettatore, non è concepita per la contemplazione del dolore, della sofferenza del Salvatore. È un Cristo rovesciato, universale proprio nel momento in cui contempla lo spazio e non l’uomo, un Cristo che, proprio per la comunicazione non avvenuta con l’uomo a causa del suo volteggiare, si pone in direzione con l’eterno, con l’atemporalità. L’universale è connesso strettamente con la dimensione eterna, atemporale, priva di dimensione fisica, nel momento in cui esso è concepito nella spazialità pura: il dipinto è il ritratto di questo spazio vuoto, dunque essenzialmente mistico e contemplativo e per ciò stesso intimamente religioso.

Cristo è oltre l’uomo, oltre il mondo, oltre la realtà: il suo messaggio è universale perché non guarda – e non riguarda – il sinfolo individuo, l’io contemplante che ricerca qualcosa in Lui. tale immagine del Salvatore potrebbe persino essere utilitaristica, perché l’io individuale, nella ricerca di un banale contatto personale, crea e riproduce un Dio su misura, portando il messaggio universale nella sfera della particolarità spazio-temporale in cui egli risiede. Questo limite e questa percezione utilitaristica deve essere assolutamente superata e portata, di contro, all’interno di una spazialità nuova, surrealista, certo, nel momento in cui, tuttavia, assume contorni metafisici, assolutamente irreali. Il Cristo è per tutti gli uomini, è per l’intero creato, è per l’Universo intero ed è in ciò che Egli si rileva universale: siffatta universalità deve essere percettivamente compresa e resa, mediante uno straniamento dell’osservatore, il quale non deve divinare davvero la natura di questa nuova spazialità. Continue reading