Platone e la scrittura: quali riflessioni oggi?

Per una pedagogia della scrittura

Possono la conoscenza e la scrittura, quale suo veicolo principale, permettere il raggiungimento di forme autentiche di democrazia?

Fare storia della filosofia non dovrebbe avere quale fine la semplice conoscenza delle opinioni filosofiche ormai passate e vetuste: la filosofia, per definizione, ci interroga, portando chi se ne accosta a una serie di riflessioni che devono verosimilmente valere anche per il mondo contemporaneo o, quando non fossero più valide, si dovrebbe almeno tentare di comprenderne il motivo profondo. La verità di questa premessa si presenta inequivocabilmente quando si legge il mito di Theuth narrato nel Fedro platonico, nella sua parte finale.Si potrebbe asserire che tale mito abbia una valernza preminentemente pedagogica: del resto, la pedagogia è stata per secoli una delle branche di riflessione propria della filosofia. Attraverso la narrazione del mito, emerge, dunque, un’autentica pedagogia della scrittura. Diapositiva8

Com’è noto, Theuth è il dio delle invenzioni, dunque in un certo senso dell’ingegno umano: tutte le scienze, Continue reading

Sull’Utilità della filosofia

Studiare filosofia potrebbe apparire qualcosa di perfettamente inutile, lontano dalla realtà, dalla vita quotidiana, da ciò che ci circonda abitualmente. Niente di più falso. Ragionare nei termini anzidetti è, in effetti, possibile, certo: magari gli studenti che si approcciano alla filosofia possono ricavare un’impressione, per esempio, di disciplina sterile, improduttiva. Nozioni che si susseguono l’una all’altra, senza quasi né capo, né coda: pensatori che, sui medesimi argomenti, anzi, no!, su argomenti i più disparati possibili, assumono le più bizzarre e contraddittorie posizioni possibili. Se la filosofia avesse qualche utilità e fosse una scienza, ecco, non ci sarebbero tutte queste confusioni fra un pensatore e l’altro; non sorgerebbe l’interrogativo sul significato di memorizzare nozionio tanto diverse fra loro, quanto astruse.

Se il blog che qui da tempo si coltiva, magari nelle pause dell’insegnamento proprio di questa disciplina, ha pure un senso, sarebbe quello di introdurre nuovi adepti alla filosofia, consapevole, al di là del linguaggio utilizzato, che la filosofia non è assolutamente una religione: eppure, a me piacerebbe davvero che questa forma di sapere, l’autentica sua forma, avesse proseliti, sostenitori, e per fare ciò oggi credo che le risorse di un blog, del multimedia, siano di vitale importanza: ecco, giungiamo alla più semplice e apparentemente banale fra tutte le possibili risposte circa l’argomento proposto. Se la filosofia permette la redazione di questo blog o di altri similari, essa non è stata inutile. Ma è evidente che non si’intenda qui scendere in tale banalità: la filosofia ha a che fare con l’uomo, con il mondo, con la scienza, l’arte e la cultura in generale. L’uomo è intelligente, è curioso, si interroga: ecco perché è nata la filosofia, una scienza la quale, sin dalle sue origini – forse un po’ meno oggi – ha cercato di abbracciare tutto lo scibile, l’intero universo del sapere. Logica e metafisica, cominciamento e principio primo, la questione del male, del bene, del bello e delle virtù etiche; la politica, la gnoseologia, la religione, la scienza  e ciò che alla scienza afferisce: non credo si possano circoscrivere gli innumerevoli campi d’indagine della filosofia.

Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?, Paul Gauguin (1848–1903)

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Socrate fisico e Socrate sofista: un’analisi possibile

«Socrate è colpevole e si affatica a indagare le cose sotterranee e celesti, rende più forte la ragione più debole ed insegna ad altri queste stesse cose». (Platone, Apologia di Socrate)

Nell’ambito dell’Apologia di Socrate questa frase – che è un’accusa, ben esplicitata – sembra tuonare in modo dirompente: Socrate sarebbe da un lato un filosofo interessato alla ricerca di qualche arché, che spieghi le cose e ne permetta di rinvenire un ordine razionale, ossia un ordine esplicativo che sia al contempo dotato di realtà. Il principio razionale, il principio esplicativo del mondo è tale se è reale, se permette in altri termini alla realtà di esistere e di essere tale per suo tramite: il principio è logicamente quanto ontologicamente fondativo.. Ma si può davvero asserire di Socrate  che egli fosse interessato a comprendere l’arché? Sembra evidente, leggendo la straordinaria difesa che il discepolo Platone ha descritto come difesa di Socrate, che il maestro della maieutica non potesse essere interessato a tale ricerca e che, anzi, l’arché fosse davvero per Socrate un argomento estraneo al suo filosofare.Accusa_Socrate (1)

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Sergej Hessen

Sergej Hessen

 

Filosofia e psicologia cognitiva

    1. Presupposti e metodi dell’auto-attualizzazione.

    Ogni individuo deve cercare di realizzare se stesso e di raggiungere, pertanto, il livello più elevato possibile: si tratta di un percorso individuale, che, nell’ottica di Maslow, deve presupporre il soddisfacimento di diversi gradi di bisogno, a partire da quelli definibili come bisogni di carenza. I livelli più alti di realizzazione personale, difatti, non possono attuarsi allorquando i gradi inferiori della piramide dei bisogni descritta da Maslow stesso non siano stati soddisfatti. L’ottica maslowiana cerca di coniugare i bisogni individuali del singolo soggetto con i bisogni che accomunano tutta l’umanità: approccio idiografico (personalizzante) e approccio olistico tendono, quindi, a convivere. Nessuno può, entro questa specifica cornice, progettare e ricreare se stesso tralasciando ciò di cui ha fatto esperienza, poiché gli obiettivi da realizzarsi, al fine della propria felicità, devono essere realistici: bisogna, infatti, osservare oggettivamente la realtà, conoscere in modo adeguato il proprio passato per poter vivere un futuro adeguato, in linea con le proprie autentiche possibilità. Le capacità qui implicate si attuano, secondo Maslow, dopo i 40 anni, con l’ingresso nella fase matura dell’adultità: solo la complessità della vita può portare allo sviluppo di una conoscenza significativa e consapevole, frutto di un apprendimento effettivamente intelligente.

     

    2. Che cosa si intende per pensiero intelligente?  Quali sono i tratti distintivi di un comportamento realmente competente/intelligente?

     

    L’intelligenza è definibile come la capacità di adattarsi alle diverse situazioni e ai diversi ambienti di vita Continue reading

Protestantesimo, cattolicesimo ed emancipazione

C’è una relazione fra la confessione religiosa praticata da un individuo e la tipologia di emancipazione che è possibile aderendovi? se si è cattolici si hanno le stesse chance emancipative che si avrebbero, almeno potenzialmente, nell’essere protestanti? Questi interrogativi, sin dalla premessa, sottendono una riflessione filosofica con importanti risvolti socio-psicologici.

Innanzitutto alcune considerazioni preliminari devono essere fatte: è un dato perfettamente noto come, nei Paesi anglosassoni e scandinavi – per limitarci all’Europa – i giovani studenti, dopo il compimento dei 18 anni, tendano più facilmente a uscire di casa, per ragioni di studio e di lavoro, rispetto ai coetanei italiani i quali tendono a ricercare, nella maggior parte dei casi, il luogo di occupazione o la sede universitaria più vicina alla propria abitazione di origine: pur con eccezioni e nonostante l’usanza, nel XV e XVI secolo, della peregrinatio accademica motivata, per lo più, nel desiderio di seguire il magistrum bonum, il nobilum lectorem, l’illustre accademico, l’Università scelta oggi è quella raggiungibile in automobile o, al massimo, coi mezzi pubblici, perché così si rimane a casa dei propri genitori. Come si spiega questa differenza fra Italia e Nord Europa? e’ evidente che essa abbia una matrice – e un’origine – culturale: si risente del modo con cui si vive la famiglia e in famiglia. Continue reading

Hegel, Schopenhauer, Dalì: un trittico filosofico

Salvador Dalì: "Autoritratto molle cno pancetta affumicata"

Salvador Dalì: “Autoritratto molle o pancetta affumicata” (1941)

Che cosa accomunano Hegel, Schopenahauer e Dalì? Apparentemente, nulla, in realtà molto più di ciò che sembra! Soprattutto, pregnante, mi sembra l’interrogativo che cosa avrebbe Hegel pensato del surrealismo e, in particolare, di Salvador Dalì? L’arte di Dalì non sarebbe, forse, vera espressione artistica per Hegel: come potrebbe essere valido ciò che rompe ogni senso di realtà cosale, oggettuale, per aprirsi al mondo onirico? Dalì non si può comprendere se non esclusivamente mediante Freud, sebbene lo scopritore dell’inconscio, nell’incontro con l’artista catalano avvenuto a Londra, sia rimasto attonito da tanta pazzia che gli si è parsa dinanzi: ma non è di ciò che qui ci dobbiamo occupare, in efffetti, giacché, per averne notizia, basterebbe leggere l’aautobiografia provocatoria di Dalì La mia vita segreta. Il problema, invece, è che con Freud si rompe l’equilibrio fra forma e contenuto, fra materia/materialità ed essenza spirituale che aveva caratterizzato l’arte fino a quel momento: certamente, i più accorti noteranno come lo smembramento dell’accademismo pittorico si sia avuto già con gli Impressionisti, con Monet e con Cézanne, ma la transizione e, anzi, il tuffo in nuove poetiche artistiche si è registrato con le Avanguardie, con la loro carica politica – rifiutata da Dalì, eccessivamente narcisista e impregnato del suo stesso Sé, come pozzanghera eterna in cui si affoga – e la loro apertura al futuro – ma quale, poi?  Continue reading

Nostalgia e nostalgie

In un blog di filosofia può sembrare forse strano, almeno di primo acchito, trovare qualche riferimento all’arte. Eppure, ne abbiamo già compiute parecchie in precedenza: per taluni aspetti, senza riferirsi all’arte non possiamo concettualizzare molto. L’arte rende visivo il pensiero, lo rende tangibile e, già solo per questo, permette alla concettualità di raggiungere nuovi domini.

Un’introduzione come questa, tuttavia, può apparire persino banale se non si contestualizza, in modo preciso, l’orizzonte entro cui le nostre riflessioni devono essere colte: ho intitolato questo 

Addio Anni ’70 post nostalgia e nostalgie, perché queste sono le emozioni, il mood, che ho provato entrando a visitare la mostra Addio anni Settanta a Palazzo Reale a Milano. Davvero! Gli anni Settanta sono ormai un ricordo lontano e devo dire che, per me, neppure posso affermare di averli vissuti davvero: ne ho solo delle percezioni, delle reminiscenze confuse, distanti. Eppure ciò che mi porta a soffermarmi su quella decade è una certa vitalità, un vitalismo culturale ed emotivo che, oggi, non c’è più. Triste davvero abitare in un’era in cui la globalizzazione, entità forte e omologatrice che ha radici lontane, addirittura risalenti al XIX secolo, ha portato all’annullamento del pensiero, alla sua morte, al nichilismo del vivere. C’era tensione, negli anni ’70, e la tensione – che ha avuto pure terrificanti ripercussioni, sì, è questo lo snodo che non nego – è sempre sintomo di cambiamento, di crescita, di vita: c’era la consapevolezza del ruolo della lotta per ri-affermarsi, per richiedere (chiedere di nuovo) i propri diritti, affinché la società nella sua interezza globale mutasse pelle.

Ora questa realtà viva e trasformatrice ha perso il suo appeal e la filosofia, che pur continua ad esistere, sembra relegarsi in qualcosa di secondario, quasi sia una disciplina inutile, che alimenta la ricostruzione di quel tessuto di opionioni o filastrocca che già Hegel rammentava essere tutto, fuorché la scienza filosofica. Già! Non lo si dimentichi mai!

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Dalì’s Christ of Gala: a metaphysical and philosophical point of view

By fabiogabetta

In my opinion, looking at this painting by Salvador Dali leads the viewer to wonder, to suspension of judgement and to a sort of epoché, in a deep meditative status. If at first glance what it seems to emerge is a latent religiosity of Dali, which sometimes manifests itself forcefully in this contradictory  painter who can be said precisely for this a very interesting man.

The Christ on the cross is suspended, soaring in the thin air; the face of Jesus is also not visible: the cross is not facing the viewer, it is not conceived for the contemplation of pain and suffering by the Savior. It is a Christ overturned, just as universal which contemplates the space and not mankind”s condition, a Christ who, as result of the excommunication taking place with the man because of his hidden vaulting, is in the direction with the eternal, with timelessness. The universal is closely connected with the dimension of eternal, timeless, devoid of physical size, when it is conceived in purely spatial, way: the painting is a portrait of this empty space, so essentially mystical and contemplative religious and for that very closely . Continue reading